Tutte le arti contribuiscono all'arte più grande di tutte: quella di vivere (Bertolt Brecht)

Arte

Pierre-Auguste Renoir: Ballo al Moulin de la Galette

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Pierre-Auguste Renoir: Ballo al Moulin de la Galette, 1876

Con Ballo al Moulin de la Galette Renoir ci fa sedere tra la folla di avventori e danzatori del famoso locale di Montmartre, in una scena di festa osservata dal vero e successivamente ricostruita in studio: vi si riconoscono, infatti, nel gruppo in primo piano, la sorella Jeanne e alcuni amici  pittori.

La scena mostra numerosi frammenti narrativi – il corteggiamento delle due fanciulle in primo piano offerto da una gruppo di giovanotti spavaldi; il bacio appassionato di una coppia al centro della pista da ballo; la pausa della danza, come se rispondesse a un richiamo, delle due figure a sinistra, e ancora altre figure allacciate, danzanti, sedute a riposare, a chiacchierare – ma ciò che colpisce è la fusione di luce e colore, il crepitare della luce sulle cose, che si frantumano in miriadi di gocce iridate.

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Pierre-Auguste Renoir: Ballo al Moulin de la Galette (dettaglio), 1876

 

È il colore che costruisce la forma, non il disegno: proprio questa fu la critica al quadro, “l’insieme chiassoso di quella balera” il cui pavimento era simile a nuvole violacee che oscurarono il cielo in un giorno tempestoso”. Effetti di luce azzurrina che si mescola al riverbero dorato  delle chiome bionde, dei cappelli di paglia, delle sedie. Le pennellate sono sciolte, libere, scivolano sui contorni, sui profili, abbozzano le forme, ma conferiscono allo stesso tempo vita, movimento, perfino allegria all’intera scena.

Renoir sceglie un taglio dilatato e asimmetrico che fa percepire l’influenza della fotografia, un “taglio al vivo” in modo che la tela risulti il frammento di una composizione molto più ampia, come se la scena che stiamo osservando proseguisse oltre i bordi del quadro. In questo senso l’opera anticipa lo sviluppo di molta fotografia che non inquadra i soggetti in modo analitico e simmetrico, ma accetta invece il caos della vita urbana, riflettendolo in un quadro destrutturato.