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Arte

Maria Maddalena Sursock di Artemisia Gentileschi

Artemisia Gentileschi, Maria Maddalena, 1630-1631, Beirut, Sursock Palace Collection

Artemisia GentileschiMaria Maddalena (La Maddalena Sursock), 1630-1631, olio su tela. Beirut, Sursock Museum

Maria Maddalena di Artemisia Gentileschi è detta anche Maddalena Sursock perché fu proprietà di una importante famiglia libanese.

Maria Maddalena è rappresentata frontalmente con il busto leggermente inclinato verso destra. La donna volge il viso verso l’alto e porta la mano destra sullo scollo dell’abito. Il braccio sinistro invece si discosta dal corpo e la mano si apre con il palmo in basso. Maria Maddalena indossa un abito giallo scuro, vaporoso e dalle ampie pieghe. Invece il mantello blu è avvolto intorno al braccio destro. Le braccia sono coperte dalle abbondanti maniche dell’indumento intimo che si intravede sotto il vestito. Una collana decora il decolleté della giovane. Alle spalle di Maddalena, al buio a destra, si osservano infine un vaso per gli unguenti e dei gioielli esposti su panni scuri.

Maria Maddalena di Artemisia Gentileschi è un dipinto sacro noto anche con il titolo di Maddalena Sursock. Questo titolo deriva dalla collezione Sursock di Beirut della quale l’opera fa parte. I proprietari erano una delle famiglie aristocratiche più influenti del Libano. Inoltre i Sursock vantano legami internazionali e parentele con i Colonna di Roma e i Serra di Cassano di Napoli.

I gioielli e il vaso per gli unguenti che compaiono nel dipinto rappresentano le velleità della vita precedente priva fede di Maddalena.

La Maria Maddalena di Artemisia Gentileschi subì dei danni in seguito all’esplosione avvenuta nel porto di Beirut il 4 agosto del 2020.

La Maddalena Sursock  è stata attribuita solo recentemente a Artemisia Gentileschi, grazie alla tesi di dottorato alla Sorbona di Gregory Buchakjian confermata dallo studioso Riccardo Lattuada, che in questa occasione ha parlato dell’opera: “Ferita dai danni dell’esplosione al porto di Beirut del 4 agosto 2020, appesantita da vecchi ritocchi e stuccature che non ne spengono l’impatto visivo, questa intensa Maddalena di Artemisia Gentileschi è in fase di restauro”, spiega. “Fa parte della collezione Sursock, una delle famiglie più aristocratiche del Libano, con legami parentali internazionali, tra cui i Colonna di Roma e i Serra di Cassano di Napoli”.

Gli inconfondibili toni di giallo oro cupo e blu oltramarino su cui spicca il candore della camicia sono enfatizzati dalla potenza del chiaroscuro, che non preclude alle parti in luce uno splendore netto ed efficiente anche nelle transizioni verso le forme in penombra: è, questo, un elemento peculiare del periodo napoletano di Artemisia”, così Lattuada descrive l’opera. “Se è facile osservare sul piano stilistico e formale l’attribuzione ad Artemisia per la Maddalena di Beirut, è altrettanto evidente che qui, come in tutte le sue opere migliori, la pittrice riesce a centrare la cifra emotiva del soggetto raffigurato: la santa, il cui sguardo estatico trasmette la gratificazione per il passaggio a una nuova vita sorretta dalla fede”, conclude, “sembra dialogare mentalmente con il divino, mentre alle sue spalle i gioielli e il vaso degli unguenti sono posti quasi a sottolineare l’abbandono della precedente esistenza”.