Tutte le arti contribuiscono all'arte più grande di tutte: quella di vivere (Bertolt Brecht)

Cultura

La fenestrella di Marechiaro

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La fenestrella di Marechiaro a Posillipo

 

Fanno pendant, non esiste a Napoli accoppiata romantica più riuscita: il mare, la luna, Marechiaro e la “fenestrella” celebre con i gerani. In questa città di passioni ardenti o di tagliente ironia, sono pochi gli scorci dedicati ai baci rubati, ai casti segreti d’amore. L’Archivio della canzone napoletana annovera l’estistenza di quasi duecento brani dedicati a questo borgo di Posillipo, versi che ne fanno menzione un indefinito numero di poesie. L’ispirazione nasce da una finestra e dal geranio appoggiato sul suo davanzale. Salvatore Di Giacomo volle dedicarle dei versi, ma fu Francesco Paolo Tosti a volerla mettere in musica, contro il parere dello stesso poeta.

Quanno spónta la luna a Marechiaro,
pure li pisce nce fanno a ll’ammore…
Se revòtano ll’onne de lu mare:
pe’ la priézza cágnano culore.

Tosti fu il più grande autore di romanze dell’Ottocento italiano e per convincere Di Giacomo a farne una canzone dovette pagargli una sterlina d’oro. Un gioco, una scommessa, la canzone, secondo Tosti, sarebbe piaciuta. Delle cinquecento romanze per canto e pianoforte che scrisse, fu questa canzonetta a renderlo immortale e per Di Giacomo arrivò il successo mondiale. Nel 1922, sulla piccola spiaggia di Marechiaro, oltre diecimila persone accorsero al sorgere della luna, quando sotto un velo si scoperse una lapide di marmo a forma di pergamena con sopra incisa una parte dello spartito della canzone. Fernando De Lucia, in omaggio, su quella spiaggia cantò per i presenti.

Dal libro di Agnese Palumbo e Maurizio Ponticello (Il giro di Napoli in 501 luoghi)