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Arte antica

Maschera funeraria di Tutankhamon

Maschera funeraria di Tutankhamon, circa 1325 a.C., oro, lapislazzuli, pietre dure, smalti, vetro. Il Cairo, Museo egizio

La maschera funeraria di Tutankhamon, nota anche come maschera di Tutankhamon, è la maschera funeraria dell’antico faraone egizio Tutankhamon (1332-1323 a.C.). Fu scoperta dall’egittologo britannico Howard Carter nel 1922 nella tomba KV62 e si trova ora al Museo egizio del Cairo. È una delle opere d’arte più conosciute del mondo.

Secondo quanto ha scritto l’egittologo Nicholas Reeves, la maschera è “non solo l’immagine quintessenziale della tomba di Tutankhamon, ma probabilmente anche il più famoso oggetto proveniente dall’antico Egitto”.

Nel 2001, una ricerca ha permesso di appurare che la parte facciale della maschera, munita di fori per le orecchie (particolare insolito per un faraone, visto che erano riservati ai principi e alle donne) fu riassemblata e adattata, in quanto era stata originariamente creata per l’enigmatica regina Neferneferuaton; il nome regale di quest’ultima, Ankhtkheperura, fu individuato in un cartiglio parzialmente cancellato sul retro della maschera.

SCOPERTA
La camera sepolcrale del faraone adolescente Tutankhamon fu scoperta nella Valle dei Re nel 1922, e aperta l’anno seguente. La squadra di Carter impiegò altri due anni per raggiungere e aprire il pesantissimo sarcofago che conteneva la mummia del faraone. Il 28 ottobre 1925, Carter aprì il sarcofago più interno, portando alla luce, per la prima volta dopo circa 3250 anni, la maschera d’oro. Scrisse nel suo diario:

«I perni [furono] rimossi, il coperchio fu sollevato. La penultima scena fu rivelata – la mummia molto ben confezionata del giovane re, con una maschera d’oro dall’espressione triste ma tranquilla, simboleggiante Osiride […] la maschera reca gli attributi del dio, ma l’aspetto è quello di Tut.Ankh.Amen [Tutankhamon] – placido e bello, con gli stessi tratti che abbiamo trovato sulle sue statue e sui suoi sarcofagi. La maschera è caduta un poco indietro, quindi il suo sguardo va dritto verso il cielo.»
(Howard Carter, Diario)

La maschera fu rimossa dalla tomba nel dicembre del 1925, imballata e trasportata per 635 chilometri fino al Museo egizio del Cairo, dove è in esposizione permanente.

Howard Carter e un assistente al lavoro sul sarcofago più interno di Tutankhamon.

DESCRIZIONE
La maschera è alta 54 centimetri, larga 39,3 centimetri e profonda 49 centimetri. È costituita da due strati d’oro di alta caratura, varianti nello spessore dai 1,5 ai 3 millimetri, per un peso di 10,23 chilogrammi. La cristallografia ai raggi-X ha determinato che la maschera contiene due differenti leghe d’oro: una, più leggera, di 18,4 carati per il volto e il collo, e una di 22,5 carati per il resto della maschera.

Il viso rappresenta un’immagine standardizzata del faraone, che gli archeologi individuarono anche in altri punti della tomba, soprattutto nelle due statue di guardiani a grandezza naturale che presidiavano l’accesso alla camera funeraria. Tutankhamon indossa il copricapo nemes sormontato dalle insegne regali del cobra (Uadjet) e dell’avvoltoio (Nekhbet), che simboleggiano il potere del faraone sull’Alto e Basso Egitto. Le orecchie presentano fori per gli orecchini, caratteristica che nell’arte egizia, è generalmente riscontrabile per i soli donne e bambini.

Nell’oro che costituisce l’oggetto sono incastonati vetri colorati e gemme, fra cui lapislazzuli (il contorno degli occhi e le sopracciglia), quarzo (gli occhi), ossidiana (le pupille), corniola, feldspato, turchese, amazzonite e faience (incastonati nel pettorale).

BARBA
Al momento della scoperta, nel 1925, la barba d’oro del peso di 2,5 chili, decorata con dei lapislazzuli per rendere il motivo dell’intreccio, era separata dal mento; fu riattaccata nel 1944 mediante una giuntura in legno.

Nell’agosto del 2014, la barba cadde dalla maschera durante alcune operazioni di pulizia ordinaria. Gli impiegati del museo responsabili del danno utilizzarono una colla a presa rapida (resina epossidica) per riattaccarla; ovviamente si trattò di un grossolano intervento del tutto inadeguato (la barba, tra l’altro, fu riattaccata in una posizione errata). Il danneggiamento fu notato nel gennaio del 2015 e riparato da un team di restauratori tedeschi ed egiziani, sotto la guida del Dr. Christian Eckmann, che la riposizionarono accuratamente servendosi di cera d’api, una sostanza naturale già in uso presso gli antichi egizi; inoltre provvidero a cancellare gli sfregi lasciati dalla colla inadatta, che i responsabili avevano già tentato di occultare, allargando il danno. Nel gennaio del 2016 è stato reso noto che otto impiegati del museo stavano per essere processati per aver pesantemente ignorato ogni procedura scientifica e professionale, sia per aver causato la caduta della barba che per i danni permanenti arrecati successivamente.

ISCRIZIONE
La parte posteriore della maschera reca 10 colonne verticali e 2 orizzontali di geroglifici, derivanti da una personalizzazione del capitolo CLI del Libro dei Morti, di cui si hanno esempi sulle maschere funerarie fin dal Medio Regno, 500 anni prima di Tutankhamon; il testo, che richiama la protezione degli dei PtahSokarThotAnubiHorus, nonché dell’intera Enneade, è adattato specificamente al benessere di Tutankhamon nell’aldilà:

«Salute a te. Bello è il tuo viso che irradia luce completato da Ptah-Sokar, esaltato da Anubi. Fa’ in modo che siano innalzate lodi a Thot. Bello è il volto che è presso gli dei. Il tuo occhio destro è nella barca della sera [la barca solare di Ra], il tuo occhio sinistro è nella barca del giorno, le tue sopracciglia nell’Enneade. La tua fronte è [quella di] Anubi, la tua nuca è [quella di] Horus, i ciuffi dei tuoi capelli [sono quelli di] Ptah-Sokar. Sei dinanzi ad Osiride [qui identificato con Tutankhamon stesso], egli ti rende grazie, egli ti conduce lungo le buone strade, tu abbatti per lui i cospiratori di Seth, cosicché egli possa sconfiggere i tuoi nemici dinnanzi alla Enneade degli dei, nel grande Palazzo del Principe che è in Eliopoli […] che è Osiride, il re dell’Alto e del Basso Egitto, Nebkheperura [Tutankhamon], defunto, dia vita come Ra.»

 

COLLANA
Benché solitamente non venga esposta insieme alla maschera, questa era completata da una collana composta da tre giri d’oro e dischetti di faience blu con terminazione a forma di fiore di loto e fermagli a forma di ureo.

STATO DI CONSERVAZIONE
La maschera di Tutankhamon mostra d’aver subito vari danni: perdita di estese parti della pasta vitrea blu dalla fronte e dal retro del nemes, specie dalla treccia posteriore; gran parte di questi danni furono causati da Carter nel tentativo di separare la maschera e la mummia dalle resine di imbalsamazione. Un secondo gruppo di danni è visibile sulla fronte e sulla falda esterna: due fori brutalmente eseguiti in antico, evidentemente per fissare fermamente in posizione il flagello al corpo. Non è ovviamente noto perché tali fori siano stati realizzati in maniera così cruda; durante la cerimonia di apertura della bocca, il rituale prevedeva che la mummia regale fosse messa in posizione verticale e, forse, in tale posizione il flagello non restava ben fermo rischiando di cadere: ciò potrebbe aver comportato la necessità di risolvere il problema estemporaneamente. Una terza area di danni è riscontrabile nella parte anteriore sporgente, a destra, del nemes: sembra infatti che questa sia stata sottoposta a un violento urto. La posizione e il tipo di danno suggeriscono che la maschera (e forse il completo allestimento funerario) possa essere caduta dalla posizione verticale già all’interno della tomba. Tale ipotesi viene suffragata dalle stesse annotazioni di Carter che indica un certo numero di pezzi d’oro sparsi sul pavimento dell’entrata e dell’anticamera. Carter identificò successivamente tali frammenti come parte del fianco della maschera.