Questo alto muro, che chiude il gruppo entro un recinto geometrico e lo separa dal paesaggio circostante, rimanda all’iconografia della Madonna nell’hortus conclusus, ovvero nel giardino recintato, che, nel simbolismo mistico medievale, è il luogo sacro alla Vergine. Come un giardino è descritto, infatti, nella Bibbia il Paradiso terreste, la cui radice etimologica (dall’antico persiano “pairi–dae‘-za”) significa proprio luogo chiuso, riservato al re. Ma il legame allegorico con la Madonna nasce da un passo del Cantico dei Cantici dove il giardino è il luogo che preserva la verginità e la bellezza dell’Amata. Questa figura nell’interpretazione cristiana del testo viene identificata con Maria e con la stessa Chiesa, vergine e sposa di Dio. Gli artisti del gotico internazionale svilupparono queste visioni paradisiache rappresentando la Madonna come una principessa immersa in un contesto fiabesco di fiori, uccelli e angeli. Qui, invece, la presenza del giardino è suggerita soltanto dal muro, colto in angolo ed impostato prospetticamente in maniera da coinvolgere nel proprio spazio anche lo spettatore, attraendolo verso il dipinto in un colloquio più intimo e diretto con i personaggi sacri, avvicinati in primo piano.
Il tempietto che si intravede nello sfondo è stato interpretato come una Torre di David. Turris davidica è, infatti, un altro attributo della Madonna derivato dalla figura dell’Amata nel Cantico dei Cantici. Il dettaglio, definito architettonicamente contro la stratificazione della roccia, compare anche negli sfondi paesaggistici delle Madonne di Filippo Lippi.
Le figure degli angeli (dalla fisionomia “monellesca”) e del Bambino si caratterizzano per le forme larghe e definite plasticamente , ma anche per la resa raffinata delle vesti, di morbida seta, impreziosite da ricami dorati.