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La Colonna di Corradino

Quando nel settembre del 1267 Corradino di Svevia scese in Italia per riconquistare il Regno di Sicilia, già del suo avo ed ora in possesso di Carlo d’Angiò, non  prevedeva certo a quale funesto destino andava incontro.
Sconfitto a Scùrcola, pressso Tagliacozzo, il 23 agosto del 1268, dal vecchio ma esperto connestabile di Valery, Corradino per sottrarsi alla cattura galoppò disperatamente, insieme ad alcuni cavalieri, fino alla torre di Astura.
Tradito da Giovanni Frangipane, fino allora suo sostenitore, al quale aveva chiesto ospitalità in attesa di prendere il mare per più sicuri lidi, fu consegnato al suo nemico che lo fece rinchiudere nel Castel dell’Ovo.
Dopo il processo, celebrato solo per dare una parvenza legale alla sua morte (già decisa da Clemente IV e Carlo d’Angiò) Corradino fu condannato alla decapitazione.
Il mattino del 29 ottobre del 1268, nella vastissima Piazza del Mercato, allora del Moricino, gremita da una folla muta e angosciata, il biondo capo di Corradino di Svevia cadde sotto la mannaia del boia.
Aveva 16 anni.
Carlo I d’Angiò, che da un palco eretto nella stessa Piazza aveva assistito all’esecuzione, emise un sospiro di sollievo: L’ultimo degli Hohenstaufen era morto, più nessuno, ormai, poteva contrastargli il possesso del Regno di Napoli.
Nessuna onoranza funebre ebbero le spoglie del giovane svevo che furono seppellite presso la foce del Sebeto, poco distante dal luogo dell’esecuzione.
Qualche tempo dopo, a cura della derelitta madre Elisabetta di Baviera, corse in Italia con la speranza di salvare il figlio, il corpo ebbe cristiana sepoltura nella chiesa del Carmine e sul luogo del primo interramento fu eretta, a ricordo, una colonna che rimase sul posto per molto tempo.
Nel 1351, a cura della Corporazione dei Cuoiai, sul luogo esatto dell’esecuzione, dove oggi c’è un obelisco-fontana, fu costruita una cappella nella quale, alla memoria di Corradino, fu eretta una colonna di porfido.
Il 1781, durante la festa della Madonna del Carmine, i fuochi pirotecnici provocarono l’incendio di questa cappella e anche di un’altra dedicata alle Anime del Purgatorio, eretta nel 1656, nell’opposto lato della piazza, sul luogo dove una croce indicava la fossa comune dei morti della zona, vittime della peste.
Nello stesso anno, nella parte settentrionale di Piazza Mercato, al sommo dell’emiciclo, a compendio delle due cappelle distrutte dal fuoco fu costruita una chiesa che, in memoria della croce sulla fossa degli appestati, fu chiamata Santa Croce al Mercato.
Entrando in questa chiesa si vedono, appena entrati, ai lati della porta due lapidi che ricordano le cappelle citate; a destra, entrando, la lapide che ricorda la cappella dei cuoiai ed a sinistra l’altra delle Anime del Purgatorio.
Sempre a sinistra, (dove, per coerenza, avrebbe dovuto esserci la lapide corrispondente che invece è a destra) isolata da un cancelletto, si vede la colonna di porfido recuperata dopo l’incendio della cappella originaria.
Di colore rosso-scuro, dal diametro di 60 centimetri, e di oltre 2 metri e mezzo di altezza, la colonna è sormontata da una croce di marmo con, in rilievo, il Cristo Crocefisso; sulla sfaccettatura della sommità della colonna si distingue ancora la data incisa, MCCCLI, mentre quasi illeggibile è la scritta sottostante, incisa, sull’orlo, attorno alla colonna:

ASTURIS UNGUE LEO PULLUM RAPIENS AQUILINUM HIC DEPLUMAVIT ACEPHALUNQUE DEDIT

Che tradotto significa:

Il leone artigliando ad Astura l’aquilotto lo rapì
qui gli divelse le ali e lo decapitò

Nel 1847 il principe Massimiliano di Wittelsbach, la cui Casa era imparentata con gli Hohenstaufen, fece erigere sulla tomba di Corradino, nella chiesa del Carmine, una statua raffigurante il giovane svevo ritto su di un piedistallo.
Sul lato sinistro della base che regge la statua è raffigurato il distacco di Corradino dalla madre al momento della partenza per l’impresa, sul lato destro il saluto, prima del supplizio, tra Corradino e Federico di Baden, suo compagno d’armi e di sventura anch’egli condannato a morte e decapitato.

A terra, davanti al piedistallo, c’è questa scritta:

Massimiliano principe ereditario di Baviera
erge questo monumento
ad un parente della sua casa
che fu Corradino.
Ultimo degli Hohenstaufen.
L’anno 1847 giorno 14 maggio.

Una strada ed una traversa, adiacenti la Piazza del Mercato, sono intitolate a Corradino di Svevia.
Aleardo Aleardi gli dedicò un canto:

. . . . . . . . . . e una bipenne
calar sul ceppo, ove posava un capo
con la pupilla del color del mare,
pallido, altero, e con la chioma d’oro.

Bertel Thorvaldsen, Monumento e tomba di Corradino di Svevia Napoli, Basilica di Santa Maria del Carmine Maggiore

Dante ricorda Corradino in un passo del canto XX del Purgatorio:

Carlo venne in Otalia e, per ammenda,
vittima fé di Corradino; e poi...

Decapitazione di Corradino

 

(A. D’Ambrosio)