Tutte le arti contribuiscono all'arte più grande di tutte: quella di vivere (Bertolt Brecht)

Poesia

Frasi e Poesie di Capodanno

Frasi e poesie per gli auguri dell’anno nuovo

Ecco una serie di frasi, parole e parole che si possono utilizzare, a seconda dei casi, per augurare un buon anno nuovo a coloro che amate:

“Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?”
(Giacomo Leopardi)

“Con quale desiderio Lei entra nell’anno nuovo?” Con il desiderio di essere risparmiato da domande del genere.”
(Karl Kraus)

“Siate sempre in guerra con i vostri vizi, in pace con i vostri vicini, e fate sì che ogni anno vi scopra persone migliori.”
(Benjamin Franklin)

“Anno: Una serie di trecentosessantacinque delusioni.”
(Ambrose Bierce)

“Augurarsi e augurare che l’anno nuovo risulti migliore del precedente è consuetudine antica. E significativa. Ci dice come in tutta la storia dell’umanità non ci sia mai stato un anno così ben riuscito da chiedergli il bis.”
(Pino Caruso)

“Salutiamo insieme questo nuovo anno che invecchia la nostra amicizia senza invecchiare il nostro cuore.”
(Victor Hugo)

“a mezzanotte in punto / 1973-74 / Los Angeles / ha cominciato a piovere sulle / foglie di palma fuori dalla mia finestra / i clacson e i fuochi d’artificio / sono partiti / e tuonava. / ero andato a letto alle 21.00 / spento le luci / tirate su le coperte – / la loro letizia, la loro felicità, / le loro urla, i loro cappelli di carta, / le loro automobili, le loro donne, / i loro ubriachi dilettanti… la notte di Capodanno mi terrorizza / sempre / la vita non sa nulla degli anni. / adesso i clacson hanno smesso come / e i fuochi d’artificio e i tuoni… / tutto è finito in cinque minuti… / odo soltanto la pioggia / sulle foglie di palma, / e penso: / non capirò mai gli uomini, / ma ho superato / anche questa”
(Charles Bukowski)

“Filastrocca di Capodanno:
fammi gli auguri per tutto l’anno.
Voglio un gennaio col sole d’aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile;
voglio un giorno senza sera,
voglio un mare senza bufera;
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore di pesco;
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo, non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.”

(Gianni Rodari)

“L’anno moriva, assai dolcemente. Il sole di San Silvestro spandeva non so che tepor velato, mollissimo, aureo, quasi primaverile, nel ciel di Roma. Tutte le vie erano popolose come nelle domeniche di maggio. Su la Piazza Barberini, su la Piazza di Spagna una moltitudine di vetture passava in corsa traversando; e dalle due piazze il romorìo confuso e continuo, salendo alla Trinità de’ Monti, alla via Sistina, giungeva fin nelle stanze del palazzo Zuccari, attenuato.”
(Gabriele D’annunzio)

Io credo all’uccellino batticoda:
che ci porti il buon anno.
Scorre liscio su l’umido tappeto
di bruni muschi, alla soglia del mare,
sosta un tratto a beccare, e poi di nuovo
scivola via come una spola, vola,
sparisce in cielo. Neppur ci ha guardati.
Ma è bello, affusolato, grigio e bianco,
porta, certo, il buon anno.
(Diego Valeri)

“Tutti gli anni sono stupidi. È una volta passati, che diventano interessanti.” (Cesare Pavese)

“Odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date. […] Aspetto il socialismo anche per questa ragione. Perché scaraventerà nell’immondezzaio tutte queste date che ormai non hanno più nessuna risonanza nel nostro spirito e, se ne creerà delle altre, saranno almeno le nostre, e non quelle che dobbiamo accettare senza beneficio d’inventario dai nostri sciocchissimi antenati.” (Antonio Gramsci)

“Non ti auguro un dono qualsiasi, | ti auguro soltanto quello che i più non hanno. | Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere; | se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa. | Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare, | non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri. | Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre, | ma tempo per essere contento. | Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo, | ti auguro tempo perché te ne resti: | tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guardarlo sull’orologio. | Ti auguro tempo per guardare le stelle | e tempo per crescere, per maturare. | Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare. | Non ha più senso rimandare. | Ti auguro tempo per trovare te stesso, | per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono. | Ti auguro tempo anche per perdonare. | Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.”
(Elli Michler)

Mezzanotte suonò sopra il villaggio
nella placida piazza solitaria:
le ore sobbalzarono nell’aria
per la tacita notte senza raggio;
recava da lontano intanto il vento
come un tintinno garrulo d’argento,
e pel villaggio solitario errare
un trotto di cavalli si sentì.
La diligenza a dodici cavalli
arrivava con dodici signori,
e tutti, presto presto, venner fuori
con valige, con scatole, con scialli:
e il primo, un vecchio tremulo e bonario:
“Lode a Dio” esclamò “siamo in orario!”.
Era il trentun dicembre ed era l’ora
che l’anno vecchio, curvo, se ne va,
nel mare eterno dell’eternità
svanisce, si disperde, si scolora,
mentre vanno per ville e per tuguri
baci e abbracci, brindisi e auguri.
(Andersen)

Le strade erano piene di movimento e le botteghe erano ricoperte dei loro ornamenti più gai e più festosi.
L’anno vecchio era giunto alle sue ultime ore di vita; dopo aver compiuto il suo dovere fino all’ultimo, curvava ora la testa stanca aspettando la morte e chiedendo soltanto che il mondo si ricordasse dei suoi giorni di lavoro e di sofferenza e che lo lasciasse morire in pace.
Ma gli uomini ingrati non si ricordavano già più di lui ed erano ormai occupati soltanto ad accogliere, con tutti gli onori, il nuovo anno che stava per nascere
(Charles Dickens)