Tutte le arti contribuiscono all'arte più grande di tutte: quella di vivere (Bertolt Brecht)

Poesia

“Dormono le grandi cime” di Alcmane

Edvard Munch, Chiaro di luna (1895), olio su tela, cm 93 x 110, Oslo, Nasjonalgalleriet

Edvard Munch, Chiaro di luna (1895), olio su tela, cm 93 x 110, Oslo, Nasjonalgalleriet

Dormono le cime dei monti
di Alcmane

Dormono le cime dei monti
e le vallate intorno
i declivi e i burroni;

dormono i rettili, quanti nella specie
la nera terra alleva,
le fiere di selva, le varie forme di api,
i mostri nel fondo cupo del mare;

dormono le generazioni
degli uccelli dalle lunghe ali.

(traduzione di Salvatore Quasimodo)

 

Il “Notturno” di Alcmane (fr. 89 P)

εὕδουσι δʼ ὀρέων κορυφαί τε καὶ φάραγγες

πρώονές τε καὶ χαράδραι

φῦλά τʼ ἑρπέτ’ ὅσα τρέφει μέλαινα γαῖα

θῆρές τʼ ὀρεσκώιοι καὶ γένος μελισσᾶν

καὶ κνώδαλʼ ἐν βένθεσσι πορφυρέας ἁλός·

εὕδουσι δʼ οἰωνῶν φῦλα τανυπτερύγων.

Assumiamo come punto di riferimento per il testo del frammento l’edizione di Alcmane curata da A. Garzya (Alcmane, I Frammenti, a cura di A. Garzya, Napoli 1954, fr. 49, pp. 126 ss.):

“Dormono le cime dei monti e le gole, i picchi e i dirupi, e le schiere di animali, quanti nutre la nera terra, e le fiere abitatrici dei monti e la stirpe delle api e i mostri negli abissi del mare purpureo; dormono le schiere degli uccelli dalle ali distese”.

Questi versi del poeta Alcmane costituiscono una delle più antiche testimonianze della poesia lirica greca. Il poeta contempla stupito la quiete notturna che domina il creato.

Si tratta di una bellissima ”fotografia” che il poeta fa di un paesaggio della natura durante la notte, in ogni suo aspetto. Si noti l’anafora (ripetizione all’inizio verso) di “dormono”, come se il loro fosse un mondo a parte, un mondo quasi magico, mistico, ed incontaminato per l’essere umano.