Tutte le arti contribuiscono all'arte più grande di tutte: quella di vivere (Bertolt Brecht)

Arte

“Colazione sull’erba” di Édouard Manet (1863)

« Da ogni parte si sentiva il respiro ansimante di corpulenti gentiluomini e il rauco sibilo di signori allampanati e su tutto dominavano le stupide risatine flautate delle donne. Nella parte opposta della sala un gruppo di giovani si contorceva dal ridere […] e una signora era stramazzata su una panca, le ginocchia strette, ansimando e sforzandosi di respirare col viso nascosto nel fazzoletto »
(Émile Zola)

edouard_manet_-_luncheon_on_the_grass_-_google_art_project

Manet lavorò alla Colazione sull’erba con piena dedizione e assiduità, nella prospettiva di consacrare la propria fortuna con questo lavoro. Egli, tuttavia, era da un lato consapevole che il dipinto avrebbe costituito una provocazione per il perbenismo borghese dell’epoca, a tal punto che – impaurito dagli attacchi della critica – arrivò a confidare a un amico: «Mi stroncheranno». Per questo motivo, quando il Salon nel 1863 gli rifiutò la Colazione sull’erba ed altri lavori, egli non fu molto sorpreso. Egli, tuttavia, non fu l’unica vittima dell’ostracismo della giuria, che non aveva accettato numerosissime altre opere. Per questo motivo Napoleone III decise di istituire un Salon des Refusés [Salon dei Rifiutati], così da consentire agli artisti non presenti nel Salon ufficiale di esporre comunque le loro opere. Manet, forte dell’avallo imperiale, decise di non lasciarsi sfuggire quest’opportunità e presso il Salon des Refusés espose la Colazione sull’erba.

La Colazione sull’erba fu al centro di uno dei più clamorosi scandali artistici dell’intera storia dell’arte. Gli animi benpensanti della borghesia di Parigi si indignarono rumorosamente di fronte alla donna nuda dipinta da Manet, e tacciarono l’intero quadro di una scandalosa «indecenza». Il nudo non solo era oggetto di studio nelle Accademie di tutto il mondo, ma era anche uno dei temi più accettati e consueti dell’intera storia dell’arte.

Lo scandalo, infatti, non nasceva dalla scelta del tema, bensì dal fatto che la presenza della giovinetta nuda accanto ai due uomini vestiti non fosse giustificata da alcun pretesto mitologico, storico o letterario. La donna raffigurata da Manet non è una ninfa, o un personaggio mitologico, bensì è clamorosamente una parigina del tempo. A rincarare la dose neanche i suoi due compagni erano camuffati in paludamenti storici: ad abbigliarli non erano infatti abiti classici, o magari vesti rinascimentali, bensì «gli orribili costumi moderni francesi», come osservò disgustato il critico Hamilton. A sconcertare il pubblico era dunque il fatto che Manet avesse abbandonato il repertorio figurativo accademico e si fosse cimentato in un soggetto contemporaneo, fin troppo contemporaneo, senza ricorrere al «sostegno ipocrita del travestimento storico» (Abate).

Dettaglio raffigurante la ragazza e il suo compagno

Dettaglio raffigurante la ragazza e il suo compagno

Descrizione dell’opera:
La Colazione sull’erba raffigura un episodio squisitamente contemporaneo. Due uomini e una donna stanno consumando la merenda all’aperto, in una radura costeggiata dalla Senna, a poca distanza da Parigi (si presume presso l’île Saint-Ouen). I due signori sono vestiti con abiti moderni di città – veri e propri dandy del loro tempo – e stanno amabilmente conversando tra di loro. Quello a sinistra è Eugène, uno dei fratelli di Manet, mentre a destra troviamo Ferdinand Karel Leenhoff, futuro cognato dell’artista, semisdraiato sul manto erboso e con il braccio allungato in direzione della giovane amica: si tratta di un gesto alquanto enigmatico, siccome farebbe pensare che sia in corso un animato litigio o perlomeno un dialogo, anche se sembra che nessuna delle figure rappresentate stia conversando. Si tratterebbe, in realtà, di una mossa derivata dall’incisione del Raimondi.
Alla sinistra della prima figura maschile troviamo infine una donna nuda conversa, per la quale ha posato Victorine-Louise Meurent, all’epoca la modella prediletta di Manet. Con il mento posato sulla mano, la fanciulla volge lo sguardo verso lo spettatore (è l’unico personaggio della composizione a farlo), quasi a voler dialogare e intessere una relazione con chi sta osservando la scena, lasciandosi scappare contestualmente un enigmatico sorriso. Ella non è semplicemente nuda, ma addirittura denudata, forse perché in procinto di farsi il bagno nel fiume: nell’angolo in basso a destra, infatti, giacciono le sue vesti, nella fattispecie un cappellino di paglia di Firenze, adornato da un flessuoso nastro azzurro, e un abito dello stesso colore.
A fianco dei vestiti scomposti si trovano anche i resti della colazione: la frutta che rotola disordinatamente dal cestino, il pane e la fiaschetta d’argento costituiscono a tutti gli effetti una natura morta all’interno del dipinto stesso, e raccontano agevolmente la storia del picnic.

Dettaglio raffigurante la natura morta all'interno del dipinto

Dettaglio raffigurante la natura morta all’interno del dipinto