Tutte le arti contribuiscono all'arte più grande di tutte: quella di vivere (Bertolt Brecht)

Arte

“Sibilla Libica” ~ Michelangelo Buonarroti

Sibilla Libica di Michelangelo Buonarroti, Cappella Sistina

La Sibilla Libica (395×380 cm.) venne affrescata da Michelangelo Buonarroti nel 1512 circa e fa parte della decorazione della volta della Cappella Sistina, nei Musei Vaticani Roma, commissionata da Giulio II.

Sibilla Libica di Michelangelo Buonarroti, Cappella Sistina

La diversa provenienza geografica delle Profetesse simboleggia la vocazione universale dell’annuncio evangelico: la Delfica evoca la Grecia, l’Eritrea l’Asia, la Cumana l’Italia, e la Libica l’Africa. Tra le Sibille la Libica, con le sue spalle nude, l’accurata acconciatura, la posa flessuosa e attorta, il corpetto slacciato e trattenuto solo dalla cintola è certo quella in cui più forte è la carica sensuale. La cromia è accordata a toni delicatissimi (violetto, rosa, giallo, grigio e verde), accesi e soffusi nello stesso tempo e ricchi di cangianti, dalla studiata luminosità. La posa è attentamente studiata in un disegno preparatorio, ora a New York, dove la figura, priva delle vesti, mostra tutti i suoi muscoli in azione. In contrasto con il contemplativo Geremia che le corrisponde dal lato opposto, l’attiva Libica è intenta a sollevare un libro, ma prima di girarsi con l’ingombrante peso, volge lo sguardo al piede destro per assicurarsi l’appoggio sulla mensola, mentre punta l’altro piede su una cassetta di legno già in bilico. Alla figura si accompagnano, come per tutti gli altri Veggenti, due fanciulli assistenti o geni, dei quali uno indica il libro, aumentando così l’attenzione verso il gesto della Sibilla.

Dettaglio


Quando Michelangelo riprende a dipingere la seconda metà della volta, verso l’altare, compie modifiche stilistiche, aumenta la scala dimensionale e rompe le rigide simmetrie della parte già dipinta. Pur ben armonizzato, vi è un cambio netto negli ultimi cinque veggenti (le Sibille Persica e Libica e i Profeti Daniele, Geremia e Giona): la mensola aggettante sulla quale poggiano i loro troni viene abbassata e, diminuendo lo spazio tra le vele, risulta ristretta e vista da un punto più alto; in questo modo le figure possono aumentare le loro dimensioni, fino all’estrema figura di Giona che rientra nello spazio del trono solo disteso all’indietro. Questa crescita dimensionale serve ad attutire lo scorcio della visione complessiva della volta, che è possibile, per non vedere capovolte le scene centrali, solo dal lato dell’antica entrata.

Disegno preparatorio al MET