Tutte le arti contribuiscono all'arte più grande di tutte: quella di vivere (Bertolt Brecht)

Musica

Sciur padrun da li beli braghi bianchi – Canto popolare delle mondine

Silvana Mangano, che impersona una mondina, in Riso amaro (1949)

Silvana Mangano, che impersona una mondina, in Riso amaro (1949)

Sciur padrun da li beli braghi bianchi è un canto popolare originario del Nord Italia (Piemonte e Lombardia) e composto da un autore anonimo tra il XIX e il XX secolo. È annoverato tra le più famose canzoni intonate dalle mondine durante il lavoro nelle risaie.

Gruppo di mondine in risaia, anni ’50

 Una mondina (dal verbo “mondare”, pulire) era una lavoratrice stagionale delle risaie.

Il lavoro si svolgeva durante il periodo di allagamento dei campi, effettuato dalla fine di aprile agli inizi di giugno per proteggere le delicate piantine del riso dallo sbalzo termico tra il giorno e la notte, durante le prime fasi del loro sviluppo. Il lavoro consisteva nel trapianto in risaia delle piantine (trapiantè, in piemontese) e nella monda (mundè). Si trattava di un lavoro molto faticoso, praticato da persone di bassa estrazione sociale, provenienti in genere dall’Emilia-Romagna, dal Veneto e dalla Lombardia, che prestavano la propria opera soprattutto nelle risaie delle province di Vercelli, Novara e Pavia. Nelle risaie di Molinella si ebbero le prime proteste di mondine per l’ottenimento di migliori condizioni di vita.

Silvana Mangano, che impersona una mondina, in Riso amaro (1949)

Il canto popolare Sciur padrun da li beli braghi bianchi ebbe origine – come detto – probabilmente tra il XIX e il XX secolo presso le mondine del Novarese e del Vercellese, che iniziavano ad intonarlo a partire dalla seconda metà del mese di lavoro (che poteva durare anche quaranta giorni), ovvero il periodo in cui si avvicinava la riscossione dello stipendio.

Il brano fu quindi trascritto da Giovanni Bosio e da Roberto Leydi a Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia.

Lo ritroviamo per la prima volta in versione discografica nell’album di Giovanna Daffini, ex-mondina, I canti di lavoro nr. 3.

Il testo era un invito al proprio datore di lavoro, indicato come il “signor padrone dai bei pantaloni bianchi” (sciur padrun da li beli braghi bianchi) a sborsare i soldi dello stipendio.


Sciur padrun da li béli braghi bianchi – Signor padrone dalle belle brache bianche
Sciur padrun da li béli braghi bianchi,
fora li palanchi, fora li palanchi,
sciur padrun da li béli braghi bianchi,
fora li palanchi ch’anduma a cà.
A scuza, sciur padrun,
s’a l’èm fat tribulèr,
l’era li prèmi vòlti,
l’era li prèmi volti,
a scuza, sciur padrun,
s’a l’èm fat tribulèr,
l’era li prèmi volti,
ch’a’n saiévum cuma fèr.
Sciur padrun da li béli braghi bianchi…
Al nòstar sciur padrun
l’è bon cum’è ‘l bon pan,
da stèr insima a l’èrzan
a’l diz: « Fè andèr cal man »
Sciur padrun da li béli braghi bianchi…
E non va più a mesi
e nemmeno a settimane,
la va a poche ore,
e poi dopo andiamo a cà.
Sciur padrun da li béli braghi bianchi…
E quando al treno a s-cefla
i mundéin a la stassion
con la cassietta in spala;
su e giù per i vagon! 

Sciur padrun da li béli braghi bianchi…