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Cultura

IPAZIA DI ALESSANDRIA, la martire del libero pensiero

 

RAFFAELLO, Scuola d'Atene, 1509-1511 circa. Musei Vaticani. L'affresco che misura m. 7,70 x 5,00, Ipazia vi appare a grandezza naturale. Raffaello la inserì nel famosissimo affresco Unica donna presente ed è anche l'unico personaggio che rivolge lo sguardo all'osservatore.

RAFFAELLO, Scuola d’Atene, 1509-1511 circa. Musei Vaticani.
L’affresco misura m. 7,70 x 5,00. Ipazia vi appare a grandezza naturale. Raffaello la inserì nel famosissimo affresco, unica donna presente ed è anche l’unico personaggio che rivolge lo sguardo all’osservatore.

 

Ipàzia – Ipazia d’Alessandria nacque nel 350 d.C. e morì nel 415 d.C. Filosofa neoplatonica, matematica, astronoma, scienziata di grande ingegno diresse il Museion, la più famosa Accademia dell’antichità. Fu martirizzata e uccisa dai monaci parabolani al servizio del vescovo Cirillo, divenuta figura scomoda per il nuovo potere religioso.

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RAFFAELLO, Scuola d’Atene, 1509-1511 circa. Musei Vaticani.


LA SUA CULTURA UMILIO’ IL MONDO MASCHILE.
E IL VESCOVO DISSE:
“SIA LAPIDATA A MORTE ! ”
“FATE TACERE QUELLA DONNA !”

“Ma quanto diverso sarebbe stato il nostro mondo
se non fossero stati messi a tacere tanti
spiriti liberi, come IPAZIA”

Nata nella seconda metà del quarto secolo,
avviata dal padre, rettore del Museo di Alessandria,
stimato saggio, a capo della scuola della città,
Ipazia al sapere, alla cultura, alla spiritualità della vita,
sacrificò la sua bellezza, la sua giovinezza, in cambio della saggezza.

Ben presto divenne musa,
della matematica, delle scienze, dell’astrologia,
acuta divulgatrice, di Platone dell’ellenica filosofia,
alla morte del padre, della scuola prese le briglia,
con grazia rivolgeva a chiunque il suo verbo, e tutti ad ascoltare.

Amata, rispettata, chi da lei, traeva la conoscenza.
Odiata, disprezzata, chi in lei vedeva irriverenza.
E al cristianesimo con la sua nascente potenza,
in quella vergine pagana, vedeva una pericolosa concorrente.

Cirillo dalla chiesa fatto santo, vescovo della città,
della donna decretò la morte, con la più bieca atrocità.
Povera martire pagana, torturata, fatta a pezzi, bruciata nell’Agorà,
come la sua amata biblioteca, in fumo se n’è andata.

 

Una delle prime delle innumerevoli martiri fatte dal Cristianesimo dopo l’editto di Teodosio che sanciva la religione Cristiana come religione unica dell’impero.

Ipazia di Alessandria, illustrazione del 1908

Ipazia di Alessandria, illustrazione del 1908

Non sono poi tante le donne che hanno avuto la possibilità di distinguersi nella scienza (e purtroppo non solo nella scienza), considerata, fino a non molto tempo fa appannaggio esclusivo del mondo maschile. Molte hanno dovuto pagare con la vita questa loro passione, quasi fosse una colpa della quale vergognarsi: una donna che con le sue ricerche potesse superare o peggio inficiare i risultati ottenuti dai colleghi maschi, era ritenuta una presuntuosa da relegare in un angolo. 

Ipazia grande studiosa di matematica dunque, ma, ed è questo l’aspetto più significativo, anche insegnante; ci dice Filostorgio “Introdusse molti alle scienze matematiche” si buttava sulle spalle il tribon – (come ce la raffigura Raffaello) il mantello dei filosofi – e se ne andava in giro per Alessandria a spiegare alla gente cosa volesse dire libertà di pensiero, l’uso della ragione.

Numerose altre testimonianze ci attestano addirittura di sue opere autografe, purtroppo però ora scomparse. Pare comunque che una delle discipline in cui Ipazia seppe distinguersi di più fosse l’astronomia.
Ancora Filostorgio e poi Suda, ci informano di interessanti scoperte compiute dalla donna a proposito del moto degli astri, scoperte che ella rese accessibili ai suoi contemporanei con un testo, intitolato Canone astronomico.

Ma Ipazia fu anche filosofa molto apprezzata: Socrate Scolatico parla di lei come della terza caposcuola del Platonismo, dopo Platone e Plotino. Damascio ci spiega come seppe passare dalla semplice erudizione alla sapienza filosofica. Pallada poi, in un epigramma, tesse uno degli elogi più belli all’indirizzo di Ipazia:
Quando ti vedo mi prostro, davanti a te e alle tue parole, vedendo la casa astrale della Vergine, infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo atto Ipazia sacra, bellezza delle parole, astro incontaminato della sapiente cultura“.

Nella Vita di Isidoro, scritta 100 anni dopo i fatti narrati, Damascio scrive: «Così accadde che un giorno Cirillo, vescovo della setta di opposizione [il Cristianesimo], passò presso la casa di Ipazia, e vide una grande folla di persone e di cavalli di fronte alla sua porta. Alcuni stavano arrivando, alcuni partendo, ed altri sostavano. Quando lui chiese perché c’era là una tale folla ed il motivo di tutto il clamore, gli fu detto dai seguaci della donna che era la casa di Ipazia il filosofo e che lei stava per salutarli. Quando Cirillo seppe questo fu così colpito dalla invidia che cominciò immediatamente a progettare il suo assassinio e la forma più atroce di assassinio che potesse immaginare».
Fu così che le venne teso un agguato: un gruppo di fanatici cristiani la sorprese mentre faceva ritorno a casa e, dopo averla tirata giù dal carro, la trascinò fino a una chiesa. Lì furono strappate a Ipazia tutte le vesti e la donna venne letteralmente fatta a pezzi. Le varie parti smembrate del suo corpo furono portate al cosiddetto Cinerone, dove si dava fuoco a tutti gli scarti, e furono bruciate perché di Ipazia non rimanesse nulla.