33 ANNI FA L’OMICIDIO DI GIANCARLO SIANI: IL GIORNALISMO DI INCHIESTA FU MESSO A TACERE DALLA CAMORRA
Il 23 settembre 1985 viene ucciso a Napoli il giornalista Giancarlo Siani.
Cronista del “Mattino” Siani aveva denunciato le commistioni tra criminalità organizzata e politica locale e le infiltrazioni camorristiche negli appalti per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia dell’80. Ci sono voluti oltre 10 anni per catturare i suoi assassini.
E’ la sera del 23 settembre 1985, Giancarlo Siani sta uscendo dalla redazione de “Il Mattino”, dopo una lunga giornata di lavoro tra notizie cercate in giro e pagine scritte. Sale a bordo della sua Citroen Mèhari verde (simbolo di memoria di quel giornalismo libero) e si avvia verso casa. Il giornalista sta parcheggiando la sua auto quando due uomini lo freddano con numerosi colpi d’arma da fuoco calibro 7.65mm. I colleghi in redazione vengono a sapere dell’omicidio tramite la classica telefonata alla polizia per sapere se ci sono notizie da segnalare. Dal 113 rispondono che “è stato ammazzato Siani nella sua auto a piazza Leonardo al Vomero”. I compagni di lavoro si recano sul posto e vedono Giancarlo riverso sul volante della sua auto con la guancia sinistra rigata di sangue.
Siani descrive così le infiltrazioni criminali: “Tra i soci delle due cooperative che lavorano al mercato del pesce, spicca un nome inquietante: Gemma Donnarumma, moglie di Valentino Gionta. È questo il modo pulito per intascare il ricavato delle attività del mercato”. E ancora: “Con il sistema delle cooperative, Gionta aveva dato via a altre imprese di camorra. Inevitabile l’infiltrazione nel sistema degli appalti”.
Siani ha ben chiaro che la Camorra e i politici camminano a braccetto. Sarà proprio un articolo a condannarlo a morte.