Tutte le arti contribuiscono all'arte più grande di tutte: quella di vivere (Bertolt Brecht)

Arte

Guido RENI – Atalanta e Ippomene (il mito) 1620-1625

guido_reni_-_atalanta_e_ippomene_napoli

Guido Reni – Atalanta e Ippomene, 1620-1625. Olio su tela, cm. 192×264. Museo di Capodimonte, Napoli

È con quadri come questo che Guido Reni si conquistò la fama di “nuovo Raffaello”: niente rigurgiti manieristi, né mirabolanti effetti barocchi. Il pittore vuol essere sacrale e severo, anche quando si cimenta con un mito, come in questo Atalanta e Ippomene. È per bocca di Venere che, nelle Metamorfosi, Ovidio racconta come la vergine Atalanta, che fuggiva gli uomini, fu ingannata da Ippomene. La giovane era di una velocità inaudita tanto che, per eliminare i suoi pretendenti, li sfidava nella corsa e, dopo averli regolarmente battuti, li condannava a morte. Venere suggerì a Ippomene un trucco: far cadere durante la gara dei pomi d’oro e fare in modo che fosse la vanità femminile a fermare l’invincibile corsa di Atalanta. Infatti la giovane non riuscì a resistere e, come illustra Guido Reni, si chinò sui preziosi pomi, lasciandosi sorpassare Ippomene. Il pittore dipinse questa tela nella sua piena maturità. L’eco della rovente pittura del primo Seicento è ormai molto flebile e anche del caravaggismo, che tanto aveva impressionato Reni, non rimane che qualche ombra. L’artista ricerca un’armonia quasi musicale, si sofferma sui corpi dei due giovani dando vita a un complicato intrigo di movimenti, gesti contrapposti o simmetrici, esaltati attraverso il contrasto tra l’estremo candore delle carni e lo sfondo scuro. Una luce bianca, quasi lunare, accarezza la bella Atalanta e Ippomene, lanciato verso la vittoria: è un bagliore radente, che ancora può ricordare le invenzioni di Caravaggio, ma che ormai non ha più alcuna pretesa realista. I due personaggi hanno la freddezza delle statue e Reni non vuole suggerire drammi, ma evocare un mondo in cui si annodano indissolubilmente bellezza formale e bellezza Ideale.

senza-titolo-1-copia1-jpgfgdg1

CURIOSITÀ: Al Museo del Prado si trova un’altra rappresentazione di Atalanta e Ippomene, identica a quella di Capodimonte, anche se di dimensioni leggermente maggiori. Per lungo tempo si è ritenuto che fosse solo una copia. Un restauro ha però mostrato come anche quella sia un’opera autografa e che probabilmente Reni la dipinse prima della tela di Capodimonte.