Tutte le arti contribuiscono all'arte più grande di tutte: quella di vivere (Bertolt Brecht)

Arte

Filippo Lippi e Madonna col Bambino e due angeli

Filippo Lippi, Madonna col Bambino e due angeli, 1465 ca., tavola. Firenze, Galleria degli Uffizi

Filippo Lippi, Madonna col Bambino e due angeli, 1465 ca., tavola. Firenze, Galleria degli Uffizi

Filippo Lippi e Madonna col Bambino e due angeli (1465 circa), Firenze, Galleria degli Uffizi

Filippo Lippi, Madonna col Bambino e due angeli, 1465 ca., tavola. Firenze, Galleria degli Uffizi

Filippo Lippi, Madonna col Bambino e due angeli, 1465 ca., tavola. Firenze, Galleria degli Uffizi

Filippo Lippi, noto per il legame con Lucrezia Buti, da cui nascerà Filippino, si forma da novizio nel convento del Carmine. Lì copia gli affreschi di Masaccio, ai quali sembra più interessato che studiare (pare che scappi dal convento, e che prigioniero dei mori li incanti con i suoi ritratti). Pare anche che Cosimo il Vecchio, suo mecenate, gli perdoni irrequietezza e trasgressioni, giustificandolo così: «Gli impegni rari sono forme celesti e non asini vetturini». Questi gli aneddoti, che hanno attratto gli scrittori romantici. Ma la sua attività è ben più complessa, e indiscusso è il suo ruolo nella fase di passaggio al Rinascimento maturo. Fra i primi a ispirarsi all’arte fiamminga (lo testimonia la giovanile Madonna di Corneto Tarquinia, Roma, Museo di Palazzo Venezia), crea composizioni variate e ricche d’inventiva nelle pale imponenti, molte per i Medici. Lavora anche a Prato e a Spoleto, dove muore dopo aver avviato gli affreschi in duomo.

Filippo Lippi, Madonna col Bambino e due angeli (dettaglio), 1465 ca., tavola. Firenze, Galleria degli Uffizi

Filippo Lippi, Madonna col Bambino e due angeli (dettaglio), 1465 ca., tavola. Firenze, Galleria degli Uffizi

Nella Madonna acconciata con perle preziose si vuole riconoscere il profilo della monaca amata dal pittore. Il gruppo  spicca dalla cornice con delicatezza analoga ai rilievi anticheggianti di Donatello e Luca della Robbia (qui deriva dal putto di un sarcofago antico l’angelo in primo piano).
Il volto è malinconico ed è atteggiata nella posizione dell’adorazione del figlio, quasi a voler scongiurare, con la preghiera, il destino della Passione.
Lo sfondo, quadro nel quadro, anticipa gli ariosi paesaggi leonardeschi.

Filippo Lippi, Madonna col Bambino e due angeli (dettaglio), 1465 ca., tavola. Firenze, Galleria degli Uffizi

Filippo Lippi, Madonna col Bambino e due angeli (dettaglio), 1465 ca., tavola. Firenze, Galleria degli Uffizi

Filippo Lippi, autoritratto

Filippo Lippi, autoritratto

Autoritratto di Filippo Lippi, 1439- 47 ca., particolare dell’Incarnazione della Vergine, Firenze, Galleria degli Uffizi.

• Bibliografia: Gloria Fossi, ‎Mattia Reiche, ‎Marco Bussagli, L’arte italiana, Giunti