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Arte

Agostino Carracci e il dipinto “Arrigo Peloso, Pietro Matto e Amon Nano”

Agostino Carracci - Arrigo Peloso, Pietro Matto e Amor Nano (1598-1600)

Agostino Carracci e il dipinto “Arrigo Peloso, Pietro Matto e Amon Nano” conservato al Museo di Capodimonte a Napoli

Agostino Carracci - Arrigo Peloso, Pietro Matto e Amor Nano (1598-1600)

Agostino Carracci – Arrigo Peloso, Pietro Matto e Amor Nano (1598-1600)

Tre “scherzi di natura”: a sinistra, il nano Rodomonte (Amon), a destra, il buffone Pietro (Matto) e, al centro, in maggiore evidenza, “l’uomo peloso”, ovvero Arrigo Gonzalez. Tutti personaggi reali, storicamente documentati alla corte del cardinale Odoardo Farnese a Roma alla fine del Cinquecento. Arrigo, la principale attrattiva, era un selvaggio delle Canarie inviato ad Odoardo nel 1595 da suo fratello Ranuccio, duca di Parma. Il suo caso venne catalogato dal celebre  naturalista bolognese Ulisse Aldrovrandi che dedicò ad Arrigo e al padre Pedro Gonzalez un passo e una illustrazione xilografica nella sua Monstruosum historia . Lo spirito che anima questo dipinto sembra essere in sintonia con gli intenti parascientifici delle ricerche dell’Aldrovrandi, proprietario di una delle più importanti collezioni di rarità botaniche e zoologiche del Cinquecento.
I tre personaggi sono presentati non come uomini, ma come curiosità naturalistiche, assimilabili agli animali che li accompagnano. Le loro anomalie fisiche e psichiche li rendono delle rarità viventi, ancora più interessanti dei mostri essiccati che costituivano le “meraviglie” del Museo Aldrovrandi. Uomini e animali appaiono osservati e descritti con scrupolo filologico e con grande precisione, qualità che caratterizzano anche l’intensa attività incisoria di Agostino Carracci. E, tuttavia, è evidente soprattutto nella rappresentazione degli animali un atteggiamento di umanità e di simpatia da parte del pittore, tale da trasformare il dipinto in una vivace scena “di genere”. Agostino eseguì probabilmente la commissione su richiesta diretta del cardinale Odoardo, subito dopo il suo arrivo a Roma, cioè verso il 1598.

Agostino Carracci – Arrigo Peloso, Pietro Matto e Amor Nano (1598-1600), dettaglio

Gli animali che Agostino raffigura nel dipinto non sono affatto scelti in maniera casuale, ma si pongono in stretto rapporto con i personaggi cui si accompagnano. La scimmia, ad esempio, è un animale molto prossimo all’uomo, capace di imitarne gli atteggiamenti, e iconograficamente può indicare la sapienza. Agostino la raffigura in una posa molto umana in contrasto con la testa del matto. Anche il pappagallo, con la propria voce, si avvicina all’uomo, mentre i cani ne sono i migliori amici. Le scimmie e il pappagallo, poi, sono bestie esotiche, proprio come il selvaggio delle Canarie.

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Agostino Carracci - Arrigo Peloso, Pietro Matto e Amor Nano (1598-1600). dettaglio

Agostino Carracci – Arrigo Peloso, Pietro Matto e Amor Nano (1598-1600), dettaglio

 

Agostino Carracci - Arrigo Peloso, Pietro Matto e Amor Nano (1598-1600), dettaglio

Agostino Carracci – Arrigo Peloso, Pietro Matto e Amor Nano (1598-1600), dettaglio