Tutte le arti contribuiscono all'arte più grande di tutte: quella di vivere (Bertolt Brecht)

Poesia

“Una lingua di fuoco” ~ Poesia di Pablo Picasso

Dora Maar, Man Ray, 1936


Dora Maar, Man Ray, 1936

UNA LINGUA DI FUOCO

Una lingua di fuoco soffia sul suo volto
nel flauto della coppa
che mentre gli canta rode la pugnalata dell’azzurro
così allegro
che seduto nell’occhio del toro
iscritto nella sua testa ornata di gelsomini
aspetta che la vela gonfi il frammento di cristallo
che il vento avvolto nella cappa delle mandoble
gocciolante di carezze
distribuisca il pane al cieco e alla colomba color lillà
e prema con tutta la sua cattiveria
contro le labbra del limone fiammeggiante
il corno ritorto
che spaventa coi suoi gesti d’addio la cattedrale
che sviene tra le sue braccia senza un applauso
mentre scoppia nel suo sguardo la radio risvegliata dall’alba
che fotografando nel bacio una cimice di sole
mangia l’aroma dell’ora che cade
attraversa la pagina che vola
e disfa il mazzo dei fiori
che porta via stretto fra l’ala che sospira
e la paura che sorride
il coltello scattante di gioia
lasciandolo anche oggi ondeggiare come gli pare e piace
nel momento preciso e necessario
in cima al pozzo
il grido del rosa
che la mano gli getta
come una piccola elemosina.

Pablo Picasso (28 novembre 1935)

Delineare la poetica di un non-poeta, come Pablo Picasso (1881-1973), è assai complesso.
Si potrebbe ben dire che l’attività poetica di Picasso, non fa altro che mettere in risalto la sua attività artistica, difatti, Breton che ne curò un saggio su un giornale surrealista, sostiene che la sua poesia è null’altro che un prolungamento della sua attività plastica, che il fondo basilare è la realtà vista con l’occhio di un pittore: la focalizzazione dell’oggetto va a costituire il soggetto e viceversa. Interviene Bracque a sostegno di questa tesi, dicendo: “l’indifferenza totale del soggetto ci avrebbe portato assai presto ad un’arte incompleta”.