Tutte le arti contribuiscono all'arte più grande di tutte: quella di vivere (Bertolt Brecht)

Arte

Berthe Morisot – Eugène Manet all’isola di Wight (1875)

Berthe Morisot – Eugène Manet all’isola di Wight (1875), Musée Marmottan Monet, Paris, France

Berthe Morisot fu una valente artista e una donna dallo spirito libero e ostinato, che seppe portare fino in fondo il suo amore per la pittura, lottando contro i tanti pregiudizi dell’epoca riguardanti le donne che si dedicavano all’arte. Nel 1874 aderì al gruppo degli “indipendenti” (i futuri impressionisti) e partecipò a tutte le loro mostre. L’opera di Berthe Morisot si distingue per la freschezza del suo stile spontaneo e immediato, il suo modo delicato di trattare la luce e i colori, in particolare quelli chiari. Nella sua tavolozza prevale infatti il bianco, che l’artista fa risaltare sul fondo scuro, il che le permette di realizzare luminose trasparenze.

Berthe Morisot – Eugène Manet all’isola di Wight (1875), Musée Marmottan Monet, Paris, France



Questo dipinto ritrae il marito Eugène Manet, fratello del pittore Édouard, durante un soggiorno all’isola di Wight.
Ciò che si nota è come la finestra non costituisca affatto una cesura tra gli spazi: ambiente interno e ambiente esterno non sono più così nettamente separati; i confini sono ambigui; la forza della luce e dei colori fonde insieme i piani, sovvertendo il concetto di prospettiva. I fiori sul davanzale si confondono con i fiori del giardino, l’intelaiatura della finestra con la recinzione esterna. La finestra ritaglia una sorta di quadro nel quadro, dove però la cornice si perde nella luce.
Le forme sono vaghe e appiattite in una voluta bidimensionalità, resa con pennellate ampie e nervose. Tutta la vitalità dell’immagine è affidata ai colori, tra i quali predomina il bianco, e alla luce. E tuttavia, se guardiamo il dipinto a una certa distanza, esso ci dà un’impressione di verità maggiore rispetto a tanti dipinti in cui la prospettiva, il chiaro-scuro e i volumi sono rigorosamente delineati, e questo perché l’occhio umano percepisce la realtà principalmente come macchie di colore.
L’uomo sta guardando fuori dalla finestra una donna e una bambina che passeggiano su una banchina. Egli è ritratto di profilo, per cui si crea la sensazione che il nostro sguardo segue il suo – che quello che lui vede è ciò che vediamo anche noi. Non solo l’interno della stanza si confonde con l’esterno; anche la realtà del quadro si confonde con quello che è il luogo della sua fruizione, cioè il luogo dello spettatore. Quest’ultimo è di fronte al dipinto come l’uomo ritratto è di fronte alla finestra. La finestra è la vista dell’uomo, il dipinto è la vista dello spettatore. Una finestra nella finestra, un dipinto nel dipinto. E tuttavia senza che si percepisca nessuna cesura, nessuna distinzione netta degli spazi.